Chirurgia protesica di spalla: le ultime novità. La spalla o articolazione glenomerale è composta da due ossa: la testa dell’omero (a forma di sfera) e la superficie glenoidea (concava).
Le superfici articolari sono ricoperte da cartilagine, una sostanza liscia che protegge le ossa e consente loro di muoversi con facilità, mentre la stabilità ed il movimento è garantita da muscoli, tendini e legamenti che circondano la spalla stessa.
L’intervento chirurgico consiste nella sostituzione delle superfici cartilaginee danneggiate con componenti artificiali, chiamate protesi.
Le principali indicazioni all’intervento di sostituzione protesica di spalla sono:
◊ osteoartrosi, progressivo assottigliamento della cartilagine articolare dovuto all’usura
◊ artrite reumatoide, malattia a carattere reumatologico
◊ artrite postraumatica, con insorgenza a seguito di gravi infortuni alla spalla
◊ frattura articolare trattata in modo scorretto,
◊ necrosi avascolare, prodotta dall’interruzione dell’apporto sanguigno all’osso
◊ fallimento di precedente intervento di sostituzione articolare, causato soprattutto da infezione o dislocazione dell’impianto.
Tra i sintomi più frequentemente presenti con le diverse alterazioni patologiche elencate precedentemente ed a cui viene spesso raccomandata la sostituzione protesica della articolazione glenomerale vi sono: grave dolore alla spalla che interferisce con le attività quotidiane e con il sonno, perdita dell’arco di movimento e debolezza della spalla e mancato miglioramento della sintomatologia con i trattamenti conservativi (farmaci antinfiammatori, infiltrazioni intrarticolari e terapia fisica e/o riabilitativa).
Esistono tre tipi di design protesici, in relazione al numero delle superfici sostituite ed all’anatomia dell’impianto, proposti e modificati nel corso dei decenni:
◊ endoprotesi
◊ protesi totale anatomica
◊ protesi totale inversa.
L’endoprotesi sostituisce solamente la testa omerale con una componente protesica metallica senza modificare l’anatomia della spalla. Molto limitate sono le indicazioni all’impianto di questo design protesico (pazienti giovani con testa omerale gravemente degenerata associata ad una non alterata superficie glenoidea).
La protesi totale di spalla invece sostituisce entrambi le superfici articolari degenerate con elementi protesici in metallo e polietilene.
A seconda che l’impianto mantenga o meno l’anatomia di una spalla fisiologica si differenziano in: protesi totale anatomica e protesi totale inversa.
La protesi inversa di spalla è indicata in pazienti che oltre ad una degenerazione di entrambi le superfici articolari abbiano anche la cuffia dei rotatori gravemente lesionata con perdita di forza e mobilità articolare.
In questo tipo di design protesico, le convessità e le concavità articolari vengono invertite, mediante l’impianto di una emisfera di metallo e di una superifice concava rispettivamente sulla superficie glenoide ed in corrispondenza della testa omerale.
La chirurgia protesica di spalla è una “chirurgia giovane” se comparata alla chirurgia protesica di anca e ginocchio.
I numerosi tentativi effettuati tra la fine del XIX secolo e il secondo dopoguerra avevano portato a risultati deludenti.
Nel corso del degli ultimi 20 anni la chirurgia protesica di spalla ha assistito allo sviluppo di un notevole progresso scientifico e tecnologico, che ha comportato evidenti miglioramenti sia nello sviluppo di nuovi materiali protesici da utilizzare in ortopedia che nella tecnica chirurgica stessa.
Tra le novità più importanti nell’ultimissimo periodo sicuramente ci sono i nuovi software che permettono una pianificazione più efficace dell’intervento chirurgico e l’utilizzo della navigazione o della realtà virtuale, come elementi per facilitare l’intervento chirurgico, aumentandone la precisione.
Attraverso una semplice TAC della spalla del paziente è possibile ottenere una riproduzione tridimensionale dell’articolazione da trattare; ciò permette di conoscere, precedentemente all’esecuzione del gesto chirurgico, la precisa anatomia articolare.
Inoltre il software permette in maniera virtuale d’impiantare la protesi e trovare la posizione, rotazione ed inclinazione ideale per raggiungere il migliore risultato clinico.
Al chirurgo rimane il compito di riprodurre ciò che è stato precedentemente pianificato, riducendo errori e complicanze chirurgiche.
A differenza dei software di pianificazione, la navigazione e la realtà virtuale, attraverso rispettivamente un computer connesso a dei sensori impiantati temporaneamente nelle ossa del paziente ed degli occhiali 3D virtuali, accompagnano il chirurgo durante l’intervento stesso, permettendo di riprodurre la pianificazione preoperatoria con una precisione al millimetro, impedendo perciò di commettere errori.