Artrosi alla spalla: diagnosi e terapie. Prima di arrivare alla terapia, è fondamentale fare una diagnosi per individuare l’artrosi alla spalla. Per cui sono fondamentali sia la visita che gli esami.
Ma quali sono gli esami da fare e come si svolge una visita?
Di solito si comincia sempre dalla visita che si svolge semplicemente facendo fare al paziente degli specifici movimenti soprattutto passivi – e quindi non attivati dalla muscolatura – perché, se il paziente non riesce per esempio a ruotare il braccio esternamente, molto probabilmente ha un restringimento dell’articolazione ed una infiammazione tale dei legamenti che portano ad una riduzione di movimenti particolari.
Questo ci fa sospettare molto probabilmente un’artrosi alla spalla specialmente in un paziente anziano.
Poi testiamo anche i movimenti attivi chiaramente per vedere se quel famoso tendine della cuffia dei rotatori è interessato e quindi gli facciamo alzare la spalla attivamente.
Se questo movimento non è possibile oppure comunque il paziente ha dolore facendolo, anche questo è indicativo di un problema molto probabilmente di artrosi però dovuta ad un problema tendineo. Sono due tipi di artrosi.
Artrosi alla spalla: diagnosi e terapie
Quali sono gli esami da fare?
Gli esami sono fondamentali per la diagnosi. Bisogna fare un esame completo alla spalla a questo punto sia per decidere il prosieguo della terapia sia per decidere in un futuro anche il tipo di intervento da eseguire se si ha un problema talmente grave.
E quindi bisogna partire dalla semplice radiografia che molto spesso vedo dimenticata perché arrivano direttamente i pazienti con chili di risonanza che depositano sul tavolo senza nessuna indicazione ma la lastra è sicuramente l’esame principe e l’esame più importante da eseguire in partenza.
Poi chiaramente la risonanza magnetica ci permette di vedere anche questi famosi tendini della cuffia dei rotatori se sono intatti o meno. E per finire la TAC è fondamentale attualmente perché con la TAC, quando abbiamo dato indicazioni di intervento di sostituzione con una protesi di spalla, abbiamo la possibilità, mettendo semplicemente il dischetto che ci porta il paziente nel nostro computer, di programmare il tipo di protesi personalizzata e programmare anche il punto di inserimento della protesi in modo da garantire al paziente il massimo dei risultati nel postoperatorio.
Artrosi alla spalla: diagnosi e terapie
Ma quando da mesi il paziente lamenta una situazione di dolore alla spalla persistente quando ad esempio porta pesi, è meglio mettere del ghiaccio o una borsa di acqua calda sulla parte dolorante?
Assolutamente va usato del ghiaccio in acuto, sempre il ghiaccio, è fondamentale. Molte persone mettono invece il calore perché sentono anche una sorta di piacere con il calore invece è sbagliato meglio il freddo. Nella fase acuta del dolore sicuramente il freddo è meglio.
Se invece c’è un dolore cronico più lungo nel tempo allora possiamo parlare di caldo.
Quali sono le terapie a disposizione?
Ne abbiamo a disposizione tante, a partire da quelle conservative per arrivare a quelle più invasive e addirittura all’intervento.
Bisogna assolutamente cominciare con le terapie conservative ovviamente. Bisogna preservare il più possibile l’articolazione sia con gli antiinfiammatori di vari tipi sia con le infiltrazioni perché le infiltrazioni sono state tanto demonizzate nel tempo perché c’erano dei calciatori che si facevano 10 – 20 infiltrazioni di cortisone invece nella spalla bisogna riconoscere due o tre infiltrazioni di cortisone però eseguite nel punto giusto cioè sempre nella parte anteriore della spalla.
In questo caso qui le infiltrazioni sono veramente utili per ricominciare a muovere la nostra spalla, a recuperare il nostro movimento e dare una mano al nostro fisioterapista – che è la seconda fase della terapia incruenta – a recuperare il movimento perché il movimento è fondamentale per far lavorare bene la nostra spalla.
Oltre alle infiltrazioni di cortisone, ci sono anche altre sostanze che vengono utilizzate per lenire il dolore come l’acido ialuronico che è molto utile negli stadi iniziali di artrosi perché aiuta la lubrificazione che chiaramente manca quando la cartilagine è danneggiata.
Inoltre vanno considerate anche le famose infiltrazioni biologiche PRP cioè pappa piastrinica che consistono nel prendere del sangue con un semplice prelievo, centrifugarlo ed estrarre delle proteine particolari che permettono di bloccare molto spesso il progredire dell’artrosi e di togliere le infiammazioni.
Infine ci sono le cellule staminali che non fanno ricrescere la cartilagine, ricordatevelo, però aiutano a migliorare la sintomatologia.
Di quante sedute di infiltrazioni si ha bisogno?
Una media di tre infiltrazioni, a seconda del prodotto. Ad esempio se parliamo di acido ialuronico possono essere utili a volte due a volte 4 chiaramente bisogna regolarsi anche con la sintomatologia del paziente.
Quando purtroppo la terapia conservativa prolungata per almeno 6 mesi fallisce, dobbiamo cominciare a pensare all’intervento. Se c’è specialmente una deformazione dell’articolazione che abbiamo riscontrato con gli esami che abbiamo precedentemente richiesto oppure quando i nostri tendini della cuffia dei rotatori sono completamente rovinati e non si possono riparare in artroscopia, bisogna ricorrere all’intervento di sostituzione protesica.